FAHRENHEIT 451
Ray Bradbury
Edizione speciale, su licenza Mondadori
1998
pag. 176
"Noi dobbiamo essere tutti uguali. Non è che ognuno nasca libero e uguale. come dice la Costituzione, ma ognuno vien fatto uguale. Ogni essere umano a immagine e somiglianza di un altro: dopo di che tutti sono felici, perché non ci sono montagne sullo sfondo delle quali si debba misurare la nostra statura! Ecco perché un libro è un fucile carico, nella casa del tuo vicino. Diamolo alle fiamme! Rendiamolo inutile l'arma. castriamo la mente dell'uomo. Chi sa chi potrebbe essere il bersaglio dell'uomo istruito?"
"Il sole ardeva ogni giorno. Bruciava il Tempo. Il mondo correva frenetico in un circolo e girava sul suo asse e il tempo era occupatissimo a consumare, bruciandoli, gli anni e la gente, in ogni modo, senza aver bisogno del suo aiuto. Cosicché, se lui bruciava le cose con i militi del fuoco e il sole bruciava il Tempo, ciò voleva dire che tutto ardeva!
Uno di loro doveva cessare di ardere. E non sarebbe stato certo il sole."
Testi nuovi, usati, rari e d'antiquariato.
" I DISCORSI PIU' VERI SONO QUELLI CHE FACCIAMO PER CASO, TRA SCONOSCIUTI."
Cesare Pavese Dialoghi con Leucó
Romanzo capolavoro russo "condito" di fantasia, ironia, satira sociale e politica
MAESTRO E MARGHERITA
Bulgakov Michail
Biblioteca di Repubblica
(Pubblicato su licenza Einaudi Editore
2002)
"Veniva da me quotidianamente, di giorno, e ad aspettarla io cominciavo sin dal mattino. Questa attesa si manifestava col fatto che spostavo gli oggetti sul tavolo. Dieci minuti prima mi sedevo vicino alla finestra e mi mettevo in ascolto, aspettando che il vecchio cancello sbattesse. E' strano: prima che la incontrassi poca gente veniva nel nostro cortiletto, anzi, non veniva mai nessuno, mentre adesso mi sembrava che tutta la città vi si precipitasse. Sbatteva il cancello, batteva il mio cuore e, si figuri, dietro il finestrino, al livello del mio viso, appariva immancabilmente un paio di stivali sporchi. L'arrotino. Ma chi aveva bisogno di un arrotino nella nostra casa? Arrotare che cosa? Quali coltelli?"
"SONO SCHIACCIATO DA TRAM AI PATRIARSIE STOP FUNERALE VENERDI' ORE QUINDICI STOP VIENI- Firmato BERLIOZ.
Maksimillian Andreevic era considerato, e meritatamente, uno degli uomini più intelligenti di Kiev. Ma anche l'uomo più intelligente non saprebbe che pesci pigliare di fronte a un simile telegramma. Se una persona telegrafa che è appena stata schiacciata, è chiaro che non è stata schiacciata a morte. Allora che c'entra il funerale? Oppure sta malissimo e prevede di morire? Non è impossibile, ma allora è oltremodo strana la precisione: come può sapere che il suo funerale avrà luogo venerdì alle tre pomeridiane? Un telegramma sbalorditivo!"
Bulgakov Michail
Biblioteca di Repubblica
(Pubblicato su licenza Einaudi Editore
2002)
"Veniva da me quotidianamente, di giorno, e ad aspettarla io cominciavo sin dal mattino. Questa attesa si manifestava col fatto che spostavo gli oggetti sul tavolo. Dieci minuti prima mi sedevo vicino alla finestra e mi mettevo in ascolto, aspettando che il vecchio cancello sbattesse. E' strano: prima che la incontrassi poca gente veniva nel nostro cortiletto, anzi, non veniva mai nessuno, mentre adesso mi sembrava che tutta la città vi si precipitasse. Sbatteva il cancello, batteva il mio cuore e, si figuri, dietro il finestrino, al livello del mio viso, appariva immancabilmente un paio di stivali sporchi. L'arrotino. Ma chi aveva bisogno di un arrotino nella nostra casa? Arrotare che cosa? Quali coltelli?"
"SONO SCHIACCIATO DA TRAM AI PATRIARSIE STOP FUNERALE VENERDI' ORE QUINDICI STOP VIENI- Firmato BERLIOZ.
Maksimillian Andreevic era considerato, e meritatamente, uno degli uomini più intelligenti di Kiev. Ma anche l'uomo più intelligente non saprebbe che pesci pigliare di fronte a un simile telegramma. Se una persona telegrafa che è appena stata schiacciata, è chiaro che non è stata schiacciata a morte. Allora che c'entra il funerale? Oppure sta malissimo e prevede di morire? Non è impossibile, ma allora è oltremodo strana la precisione: come può sapere che il suo funerale avrà luogo venerdì alle tre pomeridiane? Un telegramma sbalorditivo!"
QUANTO E' DIFFICILE ANDARE CONTROCORRENTE...
PENSIERI E PAROLE
Don Milani Lorenzo
Edizioni Paoline
2007
"Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la patria, gli altri i miei stranieri."
"Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica.
Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.
Bisogna essere...
Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell'ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari a quello dell'attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più da cristiano, più tutto."
Don Milani Lorenzo
Edizioni Paoline
2007
"Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la patria, gli altri i miei stranieri."
"Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio ad averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica.
Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.
Bisogna essere...
Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell'ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari a quello dell'attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più da cristiano, più tutto."
L'ORDINE DEL TERRORE.Il campo di concentramento
L'ORDINE DEL TERRORE
Sofsky
Editori Laterza
2004
pag.512
"La vita quotidiana del lager era, infatti, regolata da uno schema fisso. La sveglia, annunciata dal suono delle campane, da fischi o da sirene, avveniva alle 4 o alle ore 4.30 di mattina (in inverno era normalmente spostata vanti di un'ora), con i Kapò delle baracche pronti a maltrattare chiunque si attardasse troppo nelle cuccette. In tutta fretta bisognava rifare i letti, pulire la baracca, vestirsi, fare colazione e passare alle latrine. Dal momento della sveglia fino allo schieramento per l'appello mattutino, i prigionieri disponevano soltanto di mezz'ora - 45 minuti nel migliore dei casi - , e benché in questo lasso di tempo restassero ancora soltanto in compagnia dei loro simili, i blocchi si riempivano di concitazione, di grida di rimprovero e di incitamenti a sbrigarsi. Bisognava a ogni costo lasciare la baracca in ordine e presentarsi al completo all'appello generale. Chi si attardava veniva picchiato o redarguito dai suoi compagni: la giornata, dunque, iniziava con foga brutale prima ancora che le SS facessero la loro comparsa."
"L'ordine del lager annientava l'uomo umiliandolo, reprimendolo, annullandone la coscienza e distaccandolo dai suoi simili, e mettendo al servizio dei suoi scopi anche il lavoro, la fame e le epidemie. Ma quel potere entrava in azione anche direttamente, abbandonandosi a tutta una serie di violenze gratuite e massacri, e organizzando lo sterminio di massa su scala mondiale. Prima, però, di liberarsi da ogni vincolo, l'ordine del terrore ricorreva al meccanismo sociale della sanzione, con la sua sequenza minaccia-verdetto-punizione."
"I detenuti con una maggiore anzianità di lager capivano già dopo pochi giorni se un nuovo arrivato aveva qualche possibilità di sopravvivenza: la morte appariva come uno stigma impressogli sul corpo."
Sofsky
Editori Laterza
2004
pag.512
"La vita quotidiana del lager era, infatti, regolata da uno schema fisso. La sveglia, annunciata dal suono delle campane, da fischi o da sirene, avveniva alle 4 o alle ore 4.30 di mattina (in inverno era normalmente spostata vanti di un'ora), con i Kapò delle baracche pronti a maltrattare chiunque si attardasse troppo nelle cuccette. In tutta fretta bisognava rifare i letti, pulire la baracca, vestirsi, fare colazione e passare alle latrine. Dal momento della sveglia fino allo schieramento per l'appello mattutino, i prigionieri disponevano soltanto di mezz'ora - 45 minuti nel migliore dei casi - , e benché in questo lasso di tempo restassero ancora soltanto in compagnia dei loro simili, i blocchi si riempivano di concitazione, di grida di rimprovero e di incitamenti a sbrigarsi. Bisognava a ogni costo lasciare la baracca in ordine e presentarsi al completo all'appello generale. Chi si attardava veniva picchiato o redarguito dai suoi compagni: la giornata, dunque, iniziava con foga brutale prima ancora che le SS facessero la loro comparsa."
"L'ordine del lager annientava l'uomo umiliandolo, reprimendolo, annullandone la coscienza e distaccandolo dai suoi simili, e mettendo al servizio dei suoi scopi anche il lavoro, la fame e le epidemie. Ma quel potere entrava in azione anche direttamente, abbandonandosi a tutta una serie di violenze gratuite e massacri, e organizzando lo sterminio di massa su scala mondiale. Prima, però, di liberarsi da ogni vincolo, l'ordine del terrore ricorreva al meccanismo sociale della sanzione, con la sua sequenza minaccia-verdetto-punizione."
"I detenuti con una maggiore anzianità di lager capivano già dopo pochi giorni se un nuovo arrivato aveva qualche possibilità di sopravvivenza: la morte appariva come uno stigma impressogli sul corpo."
27 GENNAIO....GIORNATA DELLA MEMORIA
SE QUESTO E' UN UOMO
Levi Primo
Einaudi
2008
pag.209
"E venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di dover morire.
Ognuno si congedò dalla vita nel mondo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?"
"Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, così distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza."
Levi Primo
Einaudi
2008
pag.209
"E venne la notte, e fu una notte tale, che si conobbe che occhi umani non avrebbero dovuto assistervi e sopravvivere. Tutti sentirono questo: nessuno dei guardiani, né italiani né tedeschi, ebbe animo di venire a vedere che cosa fanno gli uomini quando sanno di dover morire.
Ognuno si congedò dalla vita nel mondo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?"
"Tutti scoprono, più o meno presto nella loro vita, che la felicità perfetta non è realizzabile, ma pochi si soffermano invece sulla considerazione opposta: che tale è anche una infelicità perfetta. I momenti che si oppongono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono alla realizzazione di entrambi i due stati-limite sono della stessa natura: conseguono dalla nostra condizione umana, che è nemica di ogni infinito. Vi si oppone la nostra sempre insufficiente conoscenza del futuro; e questo si chiama, in un caso, speranza, e nell'altro, incertezza del domani. Vi si oppone la sicurezza della morte, che impone un limite a ogni gioia, ma anche a ogni dolore. Vi si oppongono le inevitabili cure materiali, che, come inquinano ogni felicità duratura, così distolgono assiduamente la nostra attenzione dalla sventura che ci sovrasta, e ne rendono frammentaria, e perciò sostenibile, la consapevolezza."
ALCUNE MEDITAZIONI DELL'ABBE' PIERRE

MIO DIO...PERCHE'?
Abbé Pierre
Garzanti
2010
pag.92
Amare è quando tu, l'altro, sei felice, e allora sono felice anch'io. E quando tu, l'altro, sei infelice, e soffri, allora sono in pena anch'io. E' tutto molto semplice. Allora dico: la vita è un po' di tempo concesso ad alcune libertà, per imparare, se vuoi, ad amare, con la certezza di dover lottare contro il male.
Non sono guarito e non guarirò mai da tutto il bagaglio di sofferenze che opprimono l'umanità dalla sua origine. Ho appreso di recente che sulla terra sarebbero vissuti circa ottanta miliardi di esseri umani. Hanno avuto un'esistenza dolorosa, hanno penato, sofferto... e per che cosa? Si, Dio mio, perché?
LA TESTIMONIANZA STORICA DI UN'ESPERIENZA UNICA E SCONVOLGENTE
IL SERGENTE NELLA NEVE
Rigoni Stern Mario
Einaudi
2012
pag.139
Tourn, il piemontese, era il più allegro di tutti anche se aveva un po' di paura. L'avevano mandato al nostro battaglione per punizione perché era rientrato in ritardo dalla licenza. In principio non si era trovato bene con noi ma poi si, e molto. Quando rientrava nella tana, dopo il suo turno di vedetta, gridava:
- Madamin c'al porta 'na buta!
Bodei, che era bresciano come tutti gli altri, rispondeva:
- Bianco o negher?
- Basta c'al sia! - riprendeva Tourn e poi cantava nel suo dialetto:
- All'ombretta di un cespuglio...
Un giorno gli chiesi:
- Tourn, hai ricevuto posta da casa?
- Sì, - disse lui, - l'ho già fumata tutta.
Tourn, infatti, raccoglieva tutte le cicche, ne levava il tabacco e con le lettere che riceveva da casa "per via aerea" faceva cartine. Lui così fumava sempre e faceva in modo che da casa gli scrivessero sempre "per via aerea" per aver carta sottile.
Sono solo in mezzo alla strada e mi guardo attorno.
Mi si avvicina un vecchio e mi indica, dietro una fila di isbe, in un orto, un cumulo di terra. Dalla terra sporge un comignolo,e dal comignolo esce del fumo. Mi fa cenno di andare là e scendere giù. E' un rifugio antiaereo. All'altezza del terreno vi sono due piccole finestre con vetri, scendo per una scaletta, scavata nel terreno e busso alla porta. Provo a spingere ma è chiusa dall'interno. Qualcuno viene ad aprire, è un soldato italiano. - Siamo già in tre qui, - dice, - e una famiglia russa. - E richiude la porta. Batto: - Lasciatemi entrare, - dico, - mi fermerò poco, voglio solo dormire un po', non mi fermerò tanto -. Ma la porta resta chiusa. Busso, la porta torna ad aprirsi, si affaccia una donna russa e mi fa cenno di entrare.
Rigoni Stern Mario
Einaudi
2012
pag.139
Tourn, il piemontese, era il più allegro di tutti anche se aveva un po' di paura. L'avevano mandato al nostro battaglione per punizione perché era rientrato in ritardo dalla licenza. In principio non si era trovato bene con noi ma poi si, e molto. Quando rientrava nella tana, dopo il suo turno di vedetta, gridava:
- Madamin c'al porta 'na buta!
Bodei, che era bresciano come tutti gli altri, rispondeva:
- Bianco o negher?
- Basta c'al sia! - riprendeva Tourn e poi cantava nel suo dialetto:
- All'ombretta di un cespuglio...
Un giorno gli chiesi:
- Tourn, hai ricevuto posta da casa?
- Sì, - disse lui, - l'ho già fumata tutta.
Tourn, infatti, raccoglieva tutte le cicche, ne levava il tabacco e con le lettere che riceveva da casa "per via aerea" faceva cartine. Lui così fumava sempre e faceva in modo che da casa gli scrivessero sempre "per via aerea" per aver carta sottile.
Sono solo in mezzo alla strada e mi guardo attorno.
Mi si avvicina un vecchio e mi indica, dietro una fila di isbe, in un orto, un cumulo di terra. Dalla terra sporge un comignolo,e dal comignolo esce del fumo. Mi fa cenno di andare là e scendere giù. E' un rifugio antiaereo. All'altezza del terreno vi sono due piccole finestre con vetri, scendo per una scaletta, scavata nel terreno e busso alla porta. Provo a spingere ma è chiusa dall'interno. Qualcuno viene ad aprire, è un soldato italiano. - Siamo già in tre qui, - dice, - e una famiglia russa. - E richiude la porta. Batto: - Lasciatemi entrare, - dico, - mi fermerò poco, voglio solo dormire un po', non mi fermerò tanto -. Ma la porta resta chiusa. Busso, la porta torna ad aprirsi, si affaccia una donna russa e mi fa cenno di entrare.
SARA' VERAMENTE L'ULTIMO CAVALIER ERRANTE? E NOI ...?
DON CHISCIOTTE
Cervantes
Mondadori
2008
Due voll.
pag.1448
"In un borgo della Mancia, di cui non voglio ricordarmi il nome, non molto tempo fa viveva un gentiluomo di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da seguito. Qualcosa in pentola, più spesso vacca che castrato, quasi tutte le sere gli avanzi del desinare in insalata, lenticchie il venerdì, un gingillo il sabato, un piccioncino ogni tanto in più la domenica, consumavano tre quarti delle sue rendite; il resto se ne andava tra una casacca di castoro con calzoni e scarpe di velluto per le feste, e un vestito di fustagno, ma del più fino, per tutti i giorni."
"In quel mentre scorsero trenta o quaranta mulini a vento che si trovano in quella pianura, e appena Don Chisciotte li vide, disse al suo scudiero:
- La fortuna guida i nostri affari meglio di quanto avremmo potuto desiderare. Guarda, amico Sancio, ecco là una trentina, o poco più, di giganti smisurati, con cui mi propongo di venire a battaglia e di ucciderli tutti. Con le loro spoglie cominceremo ad arricchirci, perché è buona guerra e perfetto servizio di Dio il levar dal mondo così cattiva semenza.
- Che giganti? - domandò Sancio Panza.
- Quelli là - rispose Don Chisciotte - con le braccia lunghe. Alle volte alcuni le hanno di quasi due leghe.
- Badi bene, sa - rispose Sancio - che quelli là non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che paion braccia, son le ali, che mosse dal vento fanno andare la macina.
- Si vede bene - rispose Don Chisciotte - che d'avventure non te ne intendi: quelli là son giganti, caro mio; e se hai paura, allontanati e mettiti a pregare, mentre io vo a ingaggiare con loro una fiera e inegual tenzone.
Cervantes
Mondadori
2008
Due voll.
pag.1448
"In un borgo della Mancia, di cui non voglio ricordarmi il nome, non molto tempo fa viveva un gentiluomo di quelli con lancia nella rastrelliera, scudo antico, ronzino magro e can da seguito. Qualcosa in pentola, più spesso vacca che castrato, quasi tutte le sere gli avanzi del desinare in insalata, lenticchie il venerdì, un gingillo il sabato, un piccioncino ogni tanto in più la domenica, consumavano tre quarti delle sue rendite; il resto se ne andava tra una casacca di castoro con calzoni e scarpe di velluto per le feste, e un vestito di fustagno, ma del più fino, per tutti i giorni."
"In quel mentre scorsero trenta o quaranta mulini a vento che si trovano in quella pianura, e appena Don Chisciotte li vide, disse al suo scudiero:
- La fortuna guida i nostri affari meglio di quanto avremmo potuto desiderare. Guarda, amico Sancio, ecco là una trentina, o poco più, di giganti smisurati, con cui mi propongo di venire a battaglia e di ucciderli tutti. Con le loro spoglie cominceremo ad arricchirci, perché è buona guerra e perfetto servizio di Dio il levar dal mondo così cattiva semenza.
- Che giganti? - domandò Sancio Panza.
- Quelli là - rispose Don Chisciotte - con le braccia lunghe. Alle volte alcuni le hanno di quasi due leghe.
- Badi bene, sa - rispose Sancio - che quelli là non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che paion braccia, son le ali, che mosse dal vento fanno andare la macina.
- Si vede bene - rispose Don Chisciotte - che d'avventure non te ne intendi: quelli là son giganti, caro mio; e se hai paura, allontanati e mettiti a pregare, mentre io vo a ingaggiare con loro una fiera e inegual tenzone.
UN VIAGGIO NELLA SPIRITUALITA' DEL LONTANO TIBET
SETTE ANNI NEL TIBET
Harrer Heinrich
Mondadori
1997
pag.339
Nessuno può chiudere il proprio cuore davanti al fervore religioso che riempe tutti i tibetani. Dopo un po' che si è nel paese, a nessuno è più possibile uccidere una mosca senza pensarci. Io stesso, in presenza di un tibetano, non avrei mai osato schiacciare un insetto soltanto perché mi infastidiva. L'atteggiamento delle persone a questo riguardo è veramente toccante. Se durante un picnic una formica ti cade sui pantaloni, viene gentilmente presa e posata per terra. Una catastrofe avviene quando una mosca cade in una tazza di tè. Deve essere a tutti i costi salvata dall'annegamento, perché potrebbe anche essere la reincarnazione di una nonna defunta.
"E' un segno di sincera amicizia, che non cambia, accada quel che accada: una volta che ci si conosce, si conquista l'amicizia dell'altro e ci si aiuta a vicenda per il resto della vita." (Dalai Lama).
Harrer Heinrich
Mondadori
1997
pag.339
Nessuno può chiudere il proprio cuore davanti al fervore religioso che riempe tutti i tibetani. Dopo un po' che si è nel paese, a nessuno è più possibile uccidere una mosca senza pensarci. Io stesso, in presenza di un tibetano, non avrei mai osato schiacciare un insetto soltanto perché mi infastidiva. L'atteggiamento delle persone a questo riguardo è veramente toccante. Se durante un picnic una formica ti cade sui pantaloni, viene gentilmente presa e posata per terra. Una catastrofe avviene quando una mosca cade in una tazza di tè. Deve essere a tutti i costi salvata dall'annegamento, perché potrebbe anche essere la reincarnazione di una nonna defunta.
"E' un segno di sincera amicizia, che non cambia, accada quel che accada: una volta che ci si conosce, si conquista l'amicizia dell'altro e ci si aiuta a vicenda per il resto della vita." (Dalai Lama).
UNO SGUARDO ALLA SCIENZA CON UNO DEI PIU' BRILLANTI FISICI CONTEMPORANEI
Hawking Stephen
Mondadori,2006
illustrato pag.217
Senza dubbio creare esseri umani migliori provocherà gravi problemi sociali e politici, perché resteranno gli esseri umani non migliori. Non intendo qui sostenere che l'ingegneria genetica umana sia uno sviluppo auspicabile: mi limito a osservare che probabilmente diventerò una realtà quale che sia la nostra volontà.
Ecco perché non credo alla fantascienza come quella di Star Trek, dove, in un futuro distante da noi quattro secoli, gli uomini sono essenzialmente uguali a noi. Credo la specie umana e il suo Dna diventeranno più complessi in tempi molto rapidi. E' bene riconoscere che una simile evoluzione è probabile e riflettere sul modo di darvi fronte.
L'universo è davvero infinito o è solo molto grande? E' eterno o ha, più modestamente, una vita molto lunga? Come può, la mente finita, comprendere un universo infinito? Non è un atto di presunzione anche solo provarci? Non rischieremo di finire come il mitico Prometeo, che fu così audace da rubare il fuoco a Zeus per darlo agli uomini e, per punizione, fu incatenato a una roccia dove un'aquila si pasceva del suo fegato?
Benché la mitologia ci metta in guardia dall'hibris, credo che possiamo e dobbiamo cercare di comprendere l'universo. Abbiamo già compiuto notevoli progressi, soprattutto negli ultimi anni. Non abbiamo ancora elaborato il quadro completo, ma forse non siamo molto lontani dal farlo.
RICORDIAMO ATTRAVERSO LUSSU LA GRANDE GUERRA
UN ANNO SULL'ALTIPIANO
LUSSU EMILIO
Introduzione di
Rigoni Stern Mario
Edizione su licenza Einaudi
2008
pag.212
"Per esempio...
Il generale s'era arrestato. Egli aveva visto uno scavo semicircolare, fresco, che coronava un cucuzzolo, lontano da noi un centinaio di metri, lungo una delle linee di resistenza del settore.
- Per esempio...Che è quello scavo? E' necessario averlo costruito per sapere che cosa sia? No, o signori, non è necessario. Non occorre chiederlo. Basta vederlo. Si presenta da sé. Si intuisce. Che cos'è? E' un'appostazione di mitragliatrice.
Il generale si muoveva come un prestidigitatore che, fatta uscire una colomba da una rosa, attenda, dagli spettatori, la maraviglia e gli applausi.
L'aiutante maggiore del 2° battaglione, il professore di greco, era troppo scrupoloso per lasciare passare, senza un'osservazione, quella ch'era un'inesattezza. Il suo battaglione era riserva di brigata ed egli conosceva bene il suo settore. L'esattezza, innanzi tutto.
Egli fece un passo avanti e disse:
- Permette, signor generale?
- Dica pure, - rispose il generale.
- Per la verità, signor generale, per la verità, non è un'appostazione di mitragliatrice.
- E che cos'è?
- Una latrina da campo.
Fu un brutto momento per tutti. Il generale tossì. Anche qualcuno di noi tossì. La conferenza era finita."
"Il tenente colonnello parlava lentamente, e beveva lentamente. Beveva a sorsi, come si centellina una tazza di caffè.
- Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio.
Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. E' da oltre un anno che io faccio la guerra, un po' su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! E' orribile! E' per questo ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall'altra. Ha mai ucciso nessuno lei? Lei personalmente, con le sue mani?
- Io spero di no.
- Io, nessuno. Già non ho visto nessuno. Eppure se tutti, di comune accordo, lealmente, cessassimo di bere, forse la guerra finirebbe."
LUSSU EMILIO
Introduzione di
Rigoni Stern Mario
Edizione su licenza Einaudi
2008
pag.212
"Per esempio...
Il generale s'era arrestato. Egli aveva visto uno scavo semicircolare, fresco, che coronava un cucuzzolo, lontano da noi un centinaio di metri, lungo una delle linee di resistenza del settore.
- Per esempio...Che è quello scavo? E' necessario averlo costruito per sapere che cosa sia? No, o signori, non è necessario. Non occorre chiederlo. Basta vederlo. Si presenta da sé. Si intuisce. Che cos'è? E' un'appostazione di mitragliatrice.
Il generale si muoveva come un prestidigitatore che, fatta uscire una colomba da una rosa, attenda, dagli spettatori, la maraviglia e gli applausi.
L'aiutante maggiore del 2° battaglione, il professore di greco, era troppo scrupoloso per lasciare passare, senza un'osservazione, quella ch'era un'inesattezza. Il suo battaglione era riserva di brigata ed egli conosceva bene il suo settore. L'esattezza, innanzi tutto.
Egli fece un passo avanti e disse:
- Permette, signor generale?
- Dica pure, - rispose il generale.
- Per la verità, signor generale, per la verità, non è un'appostazione di mitragliatrice.
- E che cos'è?
- Una latrina da campo.
Fu un brutto momento per tutti. Il generale tossì. Anche qualcuno di noi tossì. La conferenza era finita."
"Il tenente colonnello parlava lentamente, e beveva lentamente. Beveva a sorsi, come si centellina una tazza di caffè.
- Io mi difendo bevendo. Altrimenti, sarei già al manicomio.
Contro le scelleratezze del mondo, un uomo onesto si difende bevendo. E' da oltre un anno che io faccio la guerra, un po' su tutti i fronti, e finora non ho visto in faccia un solo austriaco. Eppure ci uccidiamo a vicenda, tutti i giorni. Uccidersi senza conoscersi, senza neppure vedersi! E' orribile! E' per questo ci ubriachiamo tutti, da una parte e dall'altra. Ha mai ucciso nessuno lei? Lei personalmente, con le sue mani?
- Io spero di no.
- Io, nessuno. Già non ho visto nessuno. Eppure se tutti, di comune accordo, lealmente, cessassimo di bere, forse la guerra finirebbe."
19 gennaio: MARTIN LUTHER KING DAY (3)
MARTIN LUTHER KING
"LA FORZA DI AMARE"
Ed. SEI
anno 1968
pag. 275
"L'ottusità della mente è una delle cause fondamentali dei pregiudizi di razza. La persona di mente acuta esamina sempre i fatti prima di giungere alle conclusioni; in breve giudica dopo; la persona di mente ottusa giunge ad una conclusione prima ancora di avere esaminato il primo fatto; in breve, pregiudica, ed è vittima dei pregiudizi."
"Successo, riconoscimento e conformità sono le parole d'ordine del mondo moderno, in cui ciascuno sembra aspirare all'anestetizzante sicurezza di essere identificato con la maggioranza."
"Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: -Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi.-"
"Successo, riconoscimento e conformità sono le parole d'ordine del mondo moderno, in cui ciascuno sembra aspirare all'anestetizzante sicurezza di essere identificato con la maggioranza."
"Ai nostri più accaniti oppositori noi diciamo: -Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi.-"
19 gennaio: MARTIN LUTHER KING DAY (2)
MARTIN LUTHER KING
"I HAVE A DREAM"
Ed. Mondadori Le Scie
anno 2000
pag. 400
con immagini fotografiche
"La mia vocazione al ministero pastorale non è stata qualcosa di miracoloso o di soprannaturale. Al contrario, si è trattato di una urgenza interiore che mi chiamava a servire l'umanità."
"Sul cammino della vita qualcuno deve avere abbastanza senso morale da spezzare la catena dell'odio e del male. Il modo migliore per riuscirci è con l'amore. Io credo fermamente che l'amore può trasformare la realtà, tanto da innalzare una intera comunità a orizzonti nuovi di correttezza reciproca, di buona volontà e di giustizia."
"Nella vita ogni tanto si verificano momenti di inesprimibile appagamento che non possono essere spiegati fino in fondo dai simboli che chiamiamo parole. Il loro senso si può articolare soltanto nel linguaggio impercettibile del cuore."
19 gennaio: MARTIN LUTHER KING DAY (1)
M. LUTHER KING
Ed. San Paolo
su licenza Mondadori
anno 2001
pag. 400
"Naturalmente, sono religioso. L'ambiente in cui sono cresciuto era legatissimo alla chiesa. Mio padre è un pastore, mio nonno era pastore, il mio bisnonno era pastore, il mio unico fratello è un pastore, il fratello di mio padre è un pastore. Non ho avuto molta scelta"
"Quando ero un giovane, e avevo davanti a me la maggior parte della vita, decisi di donare fin da principio la mia vita a qualcosa di eterno e di assoluto. Non a questi piccoli dei, che oggi ci sono e domani non ci sono più. No: a Dio che è lo stesso ieri, oggi, sempre."
"In quella lettera (Lettera dalla prigione di Birmingham) ricordo di aver detto che troppo spesso sono rimasto deluso perché la chiesa non ci dava la sua collaborazione. Ricordo di aver detto che troppo spesso, nella nostra lotta, la chiesa era stata il fanalino di coda invece che la luce anteriore. Troppo spesso la chiesa era stata l'eco, anziché essere la voce."
"La disumanità dell'uomo verso l'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattiva dei buoni."
"Quando ero un giovane, e avevo davanti a me la maggior parte della vita, decisi di donare fin da principio la mia vita a qualcosa di eterno e di assoluto. Non a questi piccoli dei, che oggi ci sono e domani non ci sono più. No: a Dio che è lo stesso ieri, oggi, sempre."
"In quella lettera (Lettera dalla prigione di Birmingham) ricordo di aver detto che troppo spesso sono rimasto deluso perché la chiesa non ci dava la sua collaborazione. Ricordo di aver detto che troppo spesso, nella nostra lotta, la chiesa era stata il fanalino di coda invece che la luce anteriore. Troppo spesso la chiesa era stata l'eco, anziché essere la voce."
"La disumanità dell'uomo verso l'uomo non si materializza soltanto negli atti corrosivi dei malvagi. Si materializza anche nella corruttrice inattiva dei buoni."
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