" I DISCORSI PIU' VERI SONO QUELLI CHE FACCIAMO PER CASO, TRA SCONOSCIUTI."

Cesare Pavese Dialoghi con Leucó

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2001 ODISSEA NELLO SPAZIO
Arthur C. Clarke e Stanley Kubrick

Euroclub 1977 pag. 252

(usato)







"Un attimo dopo, tutti gli altri rumori furono sommersi da un rombo mugghiante, simile alla voce di un tornado che si avvicina. Bowman senti' i primi fremiti di vento investirgli il corpo; un secondo dopo, gli riusci' difficile restare in piedi.
L'atmosfera si stava avventando fuori dell'astronave, e prorompeva a zampillo nel vuoto dello spazio. Qualcosa doveva essere accaduto ai congegni di sicurezza, a prova di errori maldestri, della camera di equilibrio; in teoria era impossibile che entrambi i portelli si aprissero contemporaneamente. Ebbene, l'impossibile era accaduto.
Ma come, in nome di Dio? Mancava il tempo di risolvere l'interrogativo durante i dieci o quindici secondi di consapevolezza che gli rimanevano prima della riduzione a zero della pressione. Ma a un tratto Bowman ricordo' qualcosa che uno dei progettisti dell'astronave gli aveva detto una volta, parlando dei dispositivi di sicurezza.
"Possiamo progettare un dispositivo sicuro contro gli incendi e la stupidita'; ma non possiamo progettarne uno che sia sicuro contro la malizia deliberata..."
















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LA LINEA D'OMBRA
Conrad
Garzanti editore 1999  pag. 126
(usato)






Con l'ancora sollevata a prora, e vestita di vele fino ai pomi d'albero, la mia nave stava immota come un modellino di veliero posato tra i luccichii e le ombre di un marmo levigato. Era impossibile distinguere la terra dall'acqua nell'enigmatica stasi delle immense forze del mondo. Un'improvvisa impazienza si impossesso' di me. "Non risponde al timone per nulla?", chiesi irritato al marinaio le cui forti mani scure, strette alle caviglie della ruota, risaltavano chiare nell'oscurita', come un simbolo della pretesa dell'umanita' di dirigere il proprio destino.
"Sissignore. Viene al vento adagio" rispose.
"Metti la prua a sud".
"Si'. Sissignore".
Misuravo il casseretto. Non si sentiva che il suono dei miei passi, finche' l'uomo parlo' di nuovo.
"Prua a sud, adesso, signore".
Sentii una leggera stretta al petto prima di far sapere la prima rotta del mio primo comando alla notte silenzionsa, madida di rugiada e scintillante di stelle. C'era qualcosa di conclusivo in quell'atto che mi impegnava alla vigilanza incessante del mio compito solitario.


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MEMORIE A ROTTA DI COLLO 

Buster Keaton
Feltrinelli  1995 pag. 252
(libro usato raro da collezione)
"Anche durante i miei primi show ci guadagnammo la reputazione di fare i vaudeville piu' violenti. Questo come risultato di una serie di interessanti esperimenti che mio padre fece su di me. Comincio' portandomi in scena in braccio per poi farmi cadere a terra. In seguito comincio' a spazzare in terra con me come scopa. Quando si accorgeva che non mi lamentavo comincio' a lanciarmi per il palcoscenico, dietro le quinte,  e a farmi cadere sulla grancassa nel pozzetto dell'orchestra. 
Gli spettatori delle prime file erano stupiti perche' io non piangevo. Non c'era niente di misterioso. Non piangevo perche' non sentivo male. A tutti i bambini piace essere strapazzati dal babbo. Sono cascatori e acrobati naturali. Poiche' ero anche un istrione nato, mi dimenticavo di tutti i lividi e le sbucciature quando sentivo il pubblico trattenere il fiato, poi ridere e applaudire.

"Prima di diventare piu' alto di un soldo di cacio ero presentato nel nostro show, I Tre Keaton, come "La Scopa Umana". Una delle prime cose che notai fu che ogni volta che sorridevo o facevo capire al pubblico quanto mi divertivo, loro sembravano ridere meno.
Credo che la gente si aspetti che nessuna scopa, strofinaccio, sacco di patate, o pallone da calcio umano si diverta a essere trattato in quel modo. In ogni caso facevo apposta  a sembrare infelice, umiliato, perseguitato, tormentato, vessato, stupito e confuso. Altri attori fanno ridere con le battute. Non io. Al pubblico non piacerebbe. E mi sta bene. Per tutta la vita mi sono sempre sentito felicessimo quando gli spettatori si dicevano, guardandomi: "Guarda quel poveraccio!"

























Non disponibile
IL LIBRO DEGLI ANIMALI
Mario Rigoni Stern
Einaudi
1990-91
pag. 129











"Il caldo era arrivato fin quassu' e l'aria fresca della sera stentava a mitigarlo, per questo tenevo aperte le finestre fino all'ora di andare a letto, fu cosi' che, forse inseguito dai gufi, un pipistrello venne a cercare rifugio dentro casa. Lo vide un mattino mia moglie e cercando di farlo uscire lo fece invece salire verso la mia stanza di lavoro. A me non dava nessun fastidio perche' il pipistrello alpestre (anche se le dicerie lo denigrano facendolo apparire diabolico e tenebroso) e' un animaletto pulito, timido e utile; ma per accontentare la padrona di casa tentai di catturarlo per rimetterlo in liberta'.
Improvvisamente scomparve. Per un po' lo cercai dietro i libri, sotto le sedie e negli angoli piu' nascosti dove presumevo potesse riparare. Niente. "Al calar del sole apriremo tutte le finestre e vedrai che se ne andra'", dicevo per tranquilizzarla.
Quando venne la sera usci' da dietro la libreria e con le zampette si appese a un libro con la testa in giu'. Mia moglie mi chiamo' eccitata. Il libro era: Il precario equilibrio- Momenti della tradizione letteraria inglese di Sergio Perosa. "Ma cosa ti metti in testa di leggere!" mi parve di dovergli dire. "Ti interessa la letteratura inglese?" e lo presi delicatamente."