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Conrad
Garzanti editore 1999 pag. 126
(usato)
Con l'ancora sollevata a prora, e vestita di vele fino ai pomi d'albero, la mia nave stava immota come un modellino di veliero posato tra i luccichii e le ombre di un marmo levigato. Era impossibile distinguere la terra dall'acqua nell'enigmatica stasi delle immense forze del mondo. Un'improvvisa impazienza si impossesso' di me. "Non risponde al timone per nulla?", chiesi irritato al marinaio le cui forti mani scure, strette alle caviglie della ruota, risaltavano chiare nell'oscurita', come un simbolo della pretesa dell'umanita' di dirigere il proprio destino.
"Sissignore. Viene al vento adagio" rispose.
"Metti la prua a sud".
"Si'. Sissignore".
Misuravo il casseretto. Non si sentiva che il suono dei miei passi, finche' l'uomo parlo' di nuovo.
"Prua a sud, adesso, signore".
Sentii una leggera stretta al petto prima di far sapere la prima rotta del mio primo comando alla notte silenzionsa, madida di rugiada e scintillante di stelle. C'era qualcosa di conclusivo in quell'atto che mi impegnava alla vigilanza incessante del mio compito solitario.
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