L'ARTE DEL RUGBY
Zavos Sipro
con Alessandro Baricco, Carlo Bonini, Vincenzo Cerami, Marco Paolini
Ed. Einaudi
2007
pag. 126
"L'irregolare rimbalzo del pallone conferisce al rugby un aspetto anarchico. Non si sa mai di preciso cosa accadrà dopo. La palla tonda del calcio, per esempio, ha un che di inevitabile nel modo in cui rotola, riducendo così le variabili legate alla sfortuna e all'imprevedibilità del gioco. Ma nel rugby nessun movimento è precisamente lo stesso a causa della testardaggine della palla, che sgambetta e ruota come un piccolo terrier che fa le capriole. E' una caparbietà che rispecchia la caparbietà dell'esistenza. Il rugby insegna ad accettare il rimbalzo della palla della vita. Lo spettatore di rugby impara a prendere il brutto e l'ingiusto insieme al bello e al giusto. Una partita di rugby accentua le emozioni provate durante un'ora intensa di gloriosa vita. E' una realtà intensificata. Vincere è importante. Ma anche accettare la sconfitta con dignità è (o dovrebbe essere) il tratto distintivo di un tifoso di rugby."
"Non si potrà mai capire il rugby a meno che non lo si sia visto giocare dai bambini di sei anni nelle fredde mattine d'inverno su duri campi di football di periferia. Non si potrà mai arrivare a comprendere l'assurdo spettacolo degli adulti che corrono avanti e indietro per ottanta minuti e sporcandosi per inseguire una piccola palla ovale a meno che non si siano guardati i ragazzini delle squadre junior praticare questo sport. E' così che imparano a superare la paura e il dolore. E' così che imparano a essere nobili, per il bene della squadra, a prendere volontariamente la grezza ambizione individuale e a sottometterla alle regole del gioco. E' così che imparano ad essere uomini." (Miranda Devine editorialista)
"L'aristocratico rugby è sport da muratori con tre lauree, da poeti incantati di fronte all'anello di Mobius. E' una crittografia di Paolo Conte o un indovinello goliardico di Umberto eco. Un rebus. Ha la bellezza di una contadina pettoruta con il secchio dell'acqua in testa, la quale tornando dalla fonte, recita a memoria le poesie di Caproni. Somiglia allo sgelo della Bohème o a un notturno di Byron. E' dipsomane come Poe, disperato come Neval, pazzo come Tati." (Vincenzo Cerami)
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