FIRMINO
Savage Sam
Ed. Einaudi
2008
pag. 179
"All'inizio mi avventavo senza andare troppo per il sottile, in modo indifferenziato, abbandonandomi a un 'orgia insaziabile - un boccone di Faulkner era come un boccone di Flaubert, per quel che mi riguardava. Ma presto cominciai a notare delle sottili differenze. Notai, prima di tutto, che ogni libro aveva un sapore diverso: dolce, amaro, aspro, agrodolce, rancido, salato, agro. Notai, anche, che ciascun gusto - e, con il passare del tempo e l'acuirsi dei sensi, il sapore di ciascuna pagina, frase e infine parola - portava con sé e suscitava nella mente un insieme di immagini e rappresentazioni di cose di cui non sapevo nulla a causa della mia limitata esperienza del mondo cosiddetto "reale": grattacieli, porti, cavalli, cannibali, una albero in fiore, un letto disfatto,..."
"Non ho mai avuto molto coraggio, ne fisico ne di qualsiasi altra natura, ed è stato duro riconoscere quanto fosse insulsa la mia esistenza, ordinaria com'era, e priva di una storia in cui incarnarsi. Così molto presto, inizia a consolarmi con l'idea assurda, ridicola, di avere d'avvero un Destino. Cominciai a cercarlo nei libri appunto, viaggiando nello spazio e nel tempo. Andavo a trovare Daniel Defoe a Londra per una visita guidata della peste. Sentivo il monatto scampanellare, urlando: "Portate fuori i morti", e il puzzo dei cadaveri bruciati. Ce l'ho ancora nelle narici. Per tutta Londra la gente moriva come ratti - a dire il vero, pure i ratti morivano, come la gente. Dopo un paio d'ore, provavo il bisogno di cambiare scena. Così, me ne andavo in Cina, dove mi arrampicavo lungo un sentiero lungo e ripido - tra bambù e cipressi -, per starmene un po' seduto all'ingresso di un piccolo rifugio di montagna, all'aperto con il vecchio Tu Fu."
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