" I DISCORSI PIU' VERI SONO QUELLI CHE FACCIAMO PER CASO, TRA SCONOSCIUTI."

Cesare Pavese Dialoghi con Leucó

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CADE LA TERRA

Carmen Pellegrino

Giunti 2015 pag, 224










Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l'oblio, e che non vede l'ora di scomparire. Il paesaggio d'intorno frana, ma soprattutto, franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento, realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la morale.
Voci, dialoghi, storie di un mondo chiuso dove la ricchezza e la miseria sono impastate con la stessa terra nera. Capricci, ferocie, crudeltà, memorie e colpe di un paese di "nati morti" che si tormenta  nella sua più greve contraddizione: voler essere strappato alla terra pur essendone il frutto. 
Cade la terra è un romanzo che acceca con la sua limpida luce gli occhi assonnati dei morti: sembra la luce del tribunale della storia, ma è soltanto il pietoso tentativo di curare le ferite di un mondo di "vinti", anime solitarie a cui non si riesce dire addio perché la letteratura, per Carmen Pellegrino, coincide con la loro stessa lingua nutrita di "cibi grossolani". Seppellirli per sempre significherebbe rimanere muti.
Ma c'e' orgoglio e dignità in queste voci, soprattutto femminili. Tornano in mente  le migliori pagine di Mario La Cava, Corrado Alvaro e Silvio D'Arzo: prose appenniniche petrose ed evocative, come di pianto ricacciato in gola, la presa d'atto dell'impossibilità d'ogni epica.
Cade la terra è tassello romanzesco importante della grande letteratura meridionale novecentesca. Che venga pubblicato ora, in altro secolo, è solo la dimostrazione che gli orologi non sempre indicano l'ora esatta. 
(Andrea Di Consoli)


FINALISTA  PREMIO CAMPIELLO 2015

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