" I DISCORSI PIU' VERI SONO QUELLI CHE FACCIAMO PER CASO, TRA SCONOSCIUTI."

Cesare Pavese Dialoghi con Leucó

L'OMBRA DEL VENTO
di Carlos Ruiz Zafon
Ed. Mondadori 
2006
pag. 439









"Un portone di legno mezzo marcio immetteva in un cortile dove alcune lampade a gas illuminavano debolmente gronde e angeli i cui lineamenti si disfacevano nella pietra invecchiata. Una scalea conduceva all'ingresso principale, da cui usciva una luce giallognola. Il chiarore che sprigionava da quel rettangolo tingeva di ocra il vapore dei miasmi che uscivano fuori. Da lassù una figura angolosa seguiva i nostri passi con uno sguardo scuro come l'abito che indossava. Fra le mani teneva un secchio di legno da cui si levava un fetore indescrivibile. "AveMariaPurissimaSenzaPeccatoConcepita" recitò Fermin.
"E la cassa?" replicò dall'alto una voce grave e reticente.
"La cassa?" esclamammo all'unisono Fermin e io.
"Non siete delle pompe funebri?" disse la suora con voce stanca.
Mi domandai se fosse un commento sul nostro aspetto o una semplice domanda. Fermin approfittò subito dell'imprevisto.
"La cassa è nel furgone, ma prima vorremmo dare un'occhiata al cliente. Questioni tecniche". 
Ebbi un conato di vomito.
"Di solito viene il signor Collbato' in persona" disse la suora.
"Il signor Collbato' la prega di scusarlo, ma doveva occuparsi di una imbalsamazione assai complicata. Un forzuto del circo."
"Lavorate con il signor Collbato'?"
"Siamo, rispettivamente, il suo braccio destro e sinistro.
Wilfredo Velludo, per servirla, e questo è Sanson Carrasco, mio fido assistente."
"Molto piacere" dissi.
La suora ci guardò distrattamente e annuì.
"Benvenuti al Santa Lucia. Sono suor Hortensia, vi ho fatti chiamare io. Venite."
Seguimmo la suora in religioso silenzio lungo un corridoio dove c'era lo stesso odore dei tunnel del metrò.