" I DISCORSI PIU' VERI SONO QUELLI CHE FACCIAMO PER CASO, TRA SCONOSCIUTI."

Cesare Pavese Dialoghi con Leucó

COME DIO COMANDA
di Ammaniti Niccolò
Ed. La Biblioteca di Repubblica 
2009
pag. 453









"Cristiano Zena era nel suo letto, sepolto sotto tre strati di coperte, e ascoltava la tempesta. Appena chiudeva gli occhi gli sembrava di essere nella cuccetta di un transatlantico al centro di un uragano. La pioggia batteva contro i vetri della finestra e gli infissi scricchiolavano spinti dal vento. Dal davanzale colava dentro la stanza un filo d'acqua e in un angolo del soffitto si era allargata una macchia scura e ogni uno, due, tre , quattro, cinque secondi cadeva una goccia facendo un bel PLIC.
Avrebbe dovuto alzarsi e mettere un secchio e arrotolare uno straccio e poggiarlo sul davanzale per fermare la pioggia, ma aveva così sonno..."

"Era riuscito a entrare a metà della prima ora. La prima scusa che gli era passata per il cervello era che a casa per il freddo si era rotto un tubo dell'acqua e siccome suo padre era al lavoro aveva dovuto aspettare l'idraulico. La professoressa d'Italiano aveva fatto finta di crederci. Da un po' di tempo Cristiano aveva notato che i professori non gli rompevano più di tanto i coglioni. E lui sapeva il perché. Qualche mese prima a tutti quelli delle terze avevano fatto compilare un questionario in cui si chiedeva quale liceo o istituto avevano intenzione di frequentare dopo l'esame. Cristiano aveva tracciato una X grossa come una casa sull'ipotesi di sospendere gli studi. E nelle tre righe di motivazione aveva scritto: perché non mi va di studiare che tanto non serve a niente e voglio lavorare con mio padre.
Da quel giorno, come per magia, era diventato invisibile come Sue, la donna dei Fantastici Quattro. Ora i bastardi lo interrogavano raramente e se non andava a scuola, amen.
La X che lui aveva segnato su quel foglio, loro gliela avevano segnata in fronte."

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